Mare.

Pioggia, pioggia e pioggia.

Questo è quello che l’inizio del 2018 mi sta riservando. Mi devo scusare con voi, mi sono reso conto che tra i differenti turni di lavoro, le feste e i Festive500 (un giorno ne parleremo) non ho avuto tempo, e neanche voglia, siamo onesti, di aggiornare il mio piccolo regno online. Però, giusto qualche giorno fa, stavo riguardando le foto scattate quest’estate, e mi è venuta voglia di raccontarvi un’impresa.

Prima di iniziare il mio racconto, vorrei fare una premessa: io non scrivo questo blog pensando di essere unico, o di compiere imprese epiche o speciali; paragonato a certi pedalatori non sono altro che un bambino con ancora le rotelle, e confrontato a certi “blogger” – madonna che brutta parola – sono un novellino. Però vorrei rendervi partecipi dei miei percorsi e di cosa per me significhi la bicicletta, e con quanta gioia, fatica ed ignoranza affronti le sfide.

Finite le smancerie, passiamo all’ignoranza.

Con tutta questa acqua che cade dal cielo, a chi non è venuta voglia di vedere un altro tipo di acqua?
Magari salata e vicino ad una spiaggia…
Ecco, la stessa cosa è successa a me lo scorso agosto. Improvvisamente, dopo 26 anni di riluttanza verso le spiagge (escludendo la Sardegna, terra della mia amata Mat – la ragazza con casa ad Alghero – mi piace vincere facile!) mi parte il raptus.
Devo vedere il mare!!!

La Liguria, questa è la meta. Terra di ciclismo, di storia e specialmente della focaccia!

Scrivo subito a Micc, -Michele Benvenuto per intero – in questo caso Benvenuto non solo di nome ma di fatto, è una delle persone più squisite che la bicicletta mi abbia dato la possibilità di conoscere. Gli chiedo se per caso ci sia la possibilità di vederci e di pedalare insieme nei pochi giorni da trascorrere giù, e neanche il tempo di spiegarmi, è già gasatissimo all’idea.

Così inizio a cercare un compagno di viaggio: qualcuno con cui condividere il posto dove dormire, e pedalare questi due o tre giorni. Purtroppo in agosto, aimè, sono già tutti belli e in ferie. Tutti… i miei quattro gatti di amici a cui chiedere. Va bene così, con lo scazzo ancora fresco, decido di andarci da solo, e tanto per rendere il tutto ancora più solitario, decido di andarci pedalando.
Si, avete letto bene, in Liguria ci sono andato in bici perché, testa calda e preso male come sono, non volevo rinunciare al mio viaggio per via della mancata compagnia.

Micc mi scrive: “Bro vengo io con te, prendo il treno fino a Milano e scendiamo insieme.”

Ci mettiamo d’accordo per trovarci alle 10:00 alla Villa Reale di Monza, in modo da permettere anche a Micc di toccare i 200km con il viaggio di ritorno.

Così, scarico nel Garmin la traccia gps fino a Monza.

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Carica e pronta!

Il 23 alle 07:30 del mattino sono fermo su un marciapiede fuori Como, con la bici stracarica e lo stesso pensiero di Samvise Gamgee quando lascia la Contea:

Se faccio ancora una pedalata ,non sarò mai stato così lontano da casa mia…in bici.

Tranquilli: la solita colazione con pane e marmellata di castagne è stata fatta.

CAZZO, sono le 09:00 e sono già a Monza.
Ecco, questo è un altro dei miei tanti difetti: non azzecco mai le tempistiche, mai. Eppure sono andato piano, me la sono proprio goduta…
Non me lo sarei mai aspettato, ma tra Como e Monza il garmin mi fa passare in strade secondarie, nei boschi e nei paesini. Bei posti che pensavo non esistessero in quelle zone.

Si attiva il piano B: punto d’incontro spostato a Milano Centrale.

Madooooo, ora sì che mi cago in mano, entrare a Milano in bicicletta, da solo, in una mattina infrasettimanale – ecco, è così che me ne andrò: non proprio eroicamente.

Sorprendentemente sono vivo e integro.
Okay, ho rischiato un paio di sportellate in faccia. Ma fa niente.

Eccolo, quello stiloso del mio amico, lì ad aspettarmi: un’astronave al posto della bicicletta e due gambe che sembrano i reattori dell’astronave stessa.

Un partenza tranquilla, direi 30km/h e passa in mezzo al traffico di Milano: mi sto già pentendo di non essermi imbarcato in questo viaggio totalmente da solo.
Finito il traffico, ci buttiamo nella ciclabile lungo i navigli, direzione Pavia.

È una giornata molto calda, siamo in pieno agosto in mezzo ad un piattume disperato, un tanfo incredibile sale dai quei luridi canali e, per non farci mancare niente, ci sono i pensionati locals che si appropriano di tutta la larghezza della ciclabile…
Madonna santa! vanno in giro a 15 Km/h  e si lamentano quando li fiondi. Ma starsene al bar a parlare di come è andata l’operazione alle anche, no???
(sono parecchio stronzo, lo so, ma loro sono vecchi).

Basta, ci stufiamo di ‘sti nonni, ci buttiamo in strada, la Statale dei Giovi.
Mi ricorderò per sempre questo nome, perché qui è dove Micc mi ha svezzato, dove mi ha fatto rincorrere Camion a 60 all’ora giusto per ciucciare un po’ di scia.
Dopo aver inseguito parecchi TIR ed essere quasi finiti in autostrada, ci fermiamo a Pavia per un caffè, al volo, al bancone, non c’è tempo! Dobbiamo arrivare ad Arenzano (Benvenuto’s Mansion).

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Velocità oneste!

Ripartiamo, 110, ancora piatto, è tutto piatto, per fortuna all’orizzonte si intravedono delle montagne! Le fisso: quell’immagine mi conforta.
Non so quanto tempo è passato, non so per quanto sono stato perso nei miei pensieri, abbasso lo sguardo per controllare i dati sul Garmin,  140km…
Abbiamo appena passato la metà e sento gia la prostata in gola e le ginocchia scaldarsi. Il mare, devo arrivare a ‘sto cazzo di mare. Dopo quattro o duecentomila cavalcavia, finiamo nel parcheggio di un Bennet.
Direi che il mare non ha nessuna B gigante illuminata di rosso.

Ringraziamo ancora una volta google maps e capiamo che abbiamo decisamente sbagliato strada:  avevamo disattivato la traccia gps perché ci stava succhiando tutta la batteria del garmin, sentendoci così pieni di noi da poter proseguire a intuito!

Basta, ritroviamo la via giusta, e per fortuna le strade iniziano ad essere veramente poco trafficate. É piacevole quando Michele non tiene i 40 km/h di media, riusciamo a stare uno fianco all’altro e parlare un po’. Lasciamo la Lombardia per passare in Piemonte, e diciamo che ci è voluto parecchio per farmi capire che per il Piemonte dovevamo passarci…
La mia conoscenza della geografia italiana è scarsa… molto scarsa.

No ragazzi, non potete capire! Anzi chi pedala capisce benissimo: 180km di piatto dove non stacchi neanche per 3 minuti il culo dalla sella! Ho i saccottini della Mulino Bianco che vanno a fuoco, Banderas ci sta facendo il bagno turco lì dentro, e la gallina ormai è pronta da mangiare con la polenta. NON POSSO STARE SEDUTO ANCORA!

Acqua finita, barrette finite , gel finiti, le gambe non le sento più. Devo fermarmi. Arriviamo a Tortona. Ecco, di Tortona cosa vi posso dire? beh, è alla fine della Pianura Padana e ha un Iper ben fornito.
Rischiando di scivolare 18 volte sulle piastrelle del supermercato, riesco ad arrancare fino alla cassa con Coca-Cola e “cibo”: qualche barretta di sesamo e miele.

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Looking for sugars!

90 km to the end, ci siamo quasi, mi vedo già al mare con in una mano una birra e nell’altra della focaccia super unta. Purtroppo, i miei sogni vengono infranti da quello che, inizialmente, sembra una leggera brezza proveniente dal mare, ma che si scopre essere un bel vento forte dritto in face. Ci ritroviamo a spingere sui pedali che Cipollini spostati, ma con una velocità costante di 20 km/h, esagerando.

Odino ha acceso il suo Fon! Maledetto!
Basta, non ne possiamo più, quest’aria ti spompa, ti prosciuga da ogni liquido, ci fermiamo in un paese alla ricerca di una fontana, non c’è… Ma vi rendete conto? Un cazzo di paese senza neanche una fontana!

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Ridere per non piangere, Calzino sobrio!

Si prosegue, vento in faccia, 10 pedalate al minuto, 10 km/h. Ma cosa mi è saltato in mente??? Non potevo prendere la macchina come i comuni mortali? No, io volevo fare lo splendido, andiamoci in bici a Genova , andiamoci in bici al mare… un idiota.

Ragazzi, questa è come il mio tentato viaggio tra Berna e Losanna: togliamo l’acqua ed il freddo, mettiamoci il caldo ed i 200km nelle gambe. Sto per piangere…
Poi, un miraggio: una fontana ed una panchina, all’ombra riparata dal vento! Voglio rimanere lì, sdraiato lì, il mio corpo si rifiuta di fare qualsiasi cosa.

Ma per fortuna non sono da solo, per fortuna ho un amico con me, per fortuna è uno che non molla. È venuto solo per me, è salito fino a Milano per me. Non posso lasciare e non mollerò un cazzo, anche perché voglio vedere chi mi viene a prendere in mezzo ad una valle, direzione Liguria.

Non sento più vento, alzo lo sguardo dal manubrio, ed ecco perché non soffia più: c’è una collina a bloccarlo, una collina con una bella strada dritta che va su su fino alla cima, una bella strada in salita che noi dobbiamo percorrere.

Sì! Finalmente della salita, finalmente mi sento nel mio habitat, posso usare il 28 dietro!

E come una vera Swiss Goat, soprannome datomi da quei pazzi dei nostri amici greci, mi ritrovo in cima ad aspettare il mio compagno di avventura, che da buon passistone arranca un po’ sulle salite.

Siamo in Liguria, mi sento già arrivato ma davanti a me ci sono chilometri di discesa prima di  arrivare finalmente al Mare.

Ma non esiste rilassarsi, regola #93:

Descents are not for recovery. Recovery Ales are for Recovery.

Con le gambe a pezzi e le braccia tremolanti, ci ritroviamo a rilanciare in discesa dopo ogni curva: questa è la parte più divertente di tutte.
Borsa dietro-sella piena, borsetta-telaio piena, bici da oltre 10kg, lanciato su un rettilineo in discesa – Flash Gordon levati che arriva Bondaz the uomo proiettile.

La valle si apre…VEDO IL MARE, LO VEDO, CI SIAMO QUASI!

Pian pianino la discesa inizia a diminuire la sua pendenza, i palazzi invece aumentano. Siamo arrivati a Genova, che ci avvolge nel suo pieno fascino decadente. Stabili ingialliti e consumati dal sale ci circondano.

Optiamo per un’ultima tappa appena fuori Genova e ci fermiamo ad un distributore automatico di bibite. Ed è li che avvenne l’inspiegabile, con meno di 40 km da percorrere e le gambe a pezzi, Micc prende un estathè, guarda il tempo passato in movimento (5 ore e 5 minuti), si gira verso di me e con uno sguardo assetato di sangue proclama:

Questa la finisco sotto le 6 ore. Fidati.

Salta in sella, intimandomi di sbrigarmi e di stargli attaccato al culo che la strada la sa tutta lui…
Attaccato al culo, facile a dirsi: quella volta  tra Genova ed Arenzano non ho visto niente, avevo le allucinazioni, le ginocchia al posto dei canini e le palle al posto degli occhi. Cazzo, 46km/h – 50km/h: ho davanti un missile terra-aria.

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Il missile terra-aria.

Percorriamo l’Aurelia ad una velocità che le macchine faticano a superarci e i semafori non rientrano nel mind-set del momento.
Una piccola salita! Per fortuna, qui rallenterà, ma sticazzi che rallenta, eccolo che si alza sui pedali e scatta. Non posso mollarlo: faccio lo stesso.

Si gira con un ghigno, mi guarda:

Passiamo la galleria e ci siamo!

Esco dalla galleria ancora in piedi sui pedali, stremato; ma non sento la stanchezza, ho solo un’idea, un pensiero, un’emozione, un grido dentro di me.

CE L’HO FATTA!!!SONO ARRIVATO!!!

Diretti in spiaggia, diretti in acqua.

Io rimango dell’idea che a Genova l’estathè sia composto da 50% di adrenalina e 50% di cocaina, perché partiti da Milano Centrale 5 ore e 52 minuti prima, ora Micc è spalmato in spiaggia, sul lettino di fianco al mio.

Grazie amico, grazie bicicletta, grazie gambe e grazie determinazione.

Una delle esperienze più belle avute in sella.

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Rule #63

Ora è il momento di applicare la seconda parte della regola #63.

Recovery Ale.

8 ore, 56 minuti, 38 secondi.

263.9 km.

1563m dislivello.

Sentirsi Vivi.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Antonio Cortigiano ha detto:

    Manuel, con questo racconto mi hai ipnotizzato. Sei molto bravo ha trasmettere le tue emozioni con le parole e non è da tutti. Fra qualche anno dovresti scrivere un libro che raccoglie le tue avventure in bici.

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    1. mbondini ha detto:

      Grazie mille Antonio!!! Eh sarebbe bello, iniziamo a farne e descriverne il più possibile poi in futuro si vedrà 🙂

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  2. Antonio Cortigiano ha detto:

    Manuel, con questo racconto mi hai ipnotizzato. Sei molto bravo ha trasmettere le tue emozioni con le parole e non è da tutti. Fra qualche anno dovresti scrivere un libro che raccoglie le tue avventure in bici.

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